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KOKICHI TSUBURAYA
Informazioni generali
Nato nel 1940 in una zona rurale a nord di Tokyo. Era cresciuto in un periodo di grande crisi per il Giappone, tra povertà e malnutrizione. Una forma di artrite tubercolare contratta da bambino lo aveva lasciato addirittura con una gamba più corta dell’altra ma questo però non gli impedì di appassionarsi alla corsa. Dopo essersi specializzato nel mezzofondo a scuola, da venne ammesso in giovane età, all’accademia del gruppo militare Rikujo Jieitai, nella quale iniziò a dedicarsi anche a distanze maggiori. Nell’anno delle Olimpiadi del 1964 stabilì il primato giapponese sui 10.000 metri e arrivò secondo nella maratona ai Campionati nazionali. Per i giochi olimpici si iscrisse proprio a quelle stesse gare. Nella prima gara (i 10.000 metri) arrivò sesto posto mentre nell'ultimo giorno della manifestazione prese parte alla maratona. Le Olimpiadi di Tokyo del 1964 furono le prime organizzate dalla capitale giapponese. Ancora oggi sono considerate un evento molto significativo nel processo di modernizzazione che portò il Giappone dalle macerie della Seconda guerra mondiale a diventare uno dei paesi più industrializzati al mondo. La gara per lui stava andando molto bene in quanto, a parte Abebe Bikila, si era trovato sorprendentemente davanti al campione nazionale giapponese Kenji Kimihara e aveva continuato con il suo passo fino a trovarsi da solo al secondo posto, seguito a una certa distanza da Heatley. Bikila entrò da solo allo Stadio Olimpico di Tokyo e vinse in 2 ore e 12 minuti, tre minuti in meno del tempo che aveva fatto a Roma, senza scarpe. Dopo circa quattro minuti entrò Tsuburaya, acclamato da 70.000 spettatori, quasi tutti suoi connazionali che lo stavano vedendo vincere la prima medaglia giapponese nell’atletica leggera. Purtroppo però il giapponese era visibilmente allo stremo e Heatley lo seguiva da vicino e così con una delle più grandi rimonte nella storia delle maratone olimpiche, lo superò a pochi metri dal traguardo, vincendo l’argento. Questo lo fece sentire molto in colpa verso il popolo Giapponese che comunque lo aveva acclamato giustamente per una medaglia storica. Pensando di rifarsi 4 anni dopo si allenò duramente ma esagerò con i carichi i quali, uniti ai suoi vecchi problemi di salute, gliene causarono di nuovi come un’ernia al disco, mal di schiena cronico e delle lesioni al tendini d’Achille che richiesero operazioni chirurgiche. A tutto questo si aggiunse un problema sentimentale. Tsuburaya aveva intenzione di sposarsi con Eiko, la ragazza della sua città natale che frequentava da tempo e com’era usanza all’epoca, doveva prima ricevere il permesso dei suoi superiori al gruppo militare Rikujo Jieitai. Il suo allenatore glielo concesse, ma un alto ufficiale si oppose dicendo che prima avrebbe dovuto partecipare alle Olimpiadi del 1968. Come raccontato dai suoi familiari e conoscenti, la famiglia della ragazza decise quindi di annullare il fidanzamento per paura che, per qualche motivo, potesse essere lasciata prima lei, cosa questa che le avrebbe reso difficile trovare un marito per via delle rigide usanze nipponiche. Quando nei primi giorni del 1968, Tsuburaya tornò a Sukagawa, il padre gli disse che Eiko non l’avrebbe più sposato e il mondo gli crollò addosso. La delusione, generata da tutto l'insieme, fu tale che pochi giorni dopo, l’8 gennaio 1968, Tsuburaya tornò nel suo dormitorio a Tokyo, si mise al collo la medaglia di bronzo vinta nel 1964 e si uccise tagliandosi i polsi dopo aver scritto una lettera d'addio in terza persona per i suoi cari.
Ecco la traduzione della lettera :
Mio caro Padre, mia cara Madre, vi ringrazio per l'igname in salamoia di tre giorni. Era delizioso. Grazie per i cachi secchi e per le gallette di riso. Erano deliziose anche quelle.
Mio caro fratello Toshio, e mia cara sorella, vi ringrazio per il sushi. Era delizioso.
Mio caro fratello Katsumi e mia cara sorella, il vino e le mele erano deliziosi. Vi ringrazio.
Mio caro Fratello Iwao, e mia cara sorella, vi ringrazio. Il riso al basilico e i sottaceti Nanban erano deliziosi.
Mio caro Fratello Kikuzo, e mia cara sorella, il succo d'uva e lo Yomeishu erano deliziosi. Vi ringrazio. E grazie, mia cara sorella, per il bucato che facevate sempre per me.
Mio caro fratello Kozo e mia cara sorella, vi ringrazio per i passaggi che mi avete dato in macchina, avanti e indietro. La seppia mongo era deliziosa. Vi ringrazio.
Mio caro fratello Masao e mia cara sorella, mi dispiace molto per tutte le preoccupazioni che vi ho causato.
Yukio-kun, Hideo-kun, Mikio-kun, Toshiko-chan, Hideko-chan, Ryosuke-kun, Takahisa-kun, Miyoko-chan, Yukie-chan, Mitsue-chan, Akira-kun, Yoshiyuki-kun, Keiko-chan, Koei-kun, Yu-chan, Kii-chan, Shoji-kun, possiate crescere e diventare brave persone.
Mio caro Padre e mia cara Madre, Kokichi è troppo stanco per correre ancora. Vi prego di perdonarmi. I vostri cuori non devono mai aver riposato preoccupandosi e prendendosi cura di me.
Carissimi Padre e Madre, Kokichi avrebbe voluto vivere al vostro fianco.
Curiosità
Citazione o presenza in Urusei Yatsura
Quando Lamù perde la memoria dopo lo schianto del suo Ufo nei possedimenti dei Mendo, Megane vuole naturalmente liberarla e pensa di farlo insieme alle guardie del corpo di Lamù ed Ataru ma purtroppo per lui sembra che nessuno di loro sia disposto a rischiare la vita. In preda allo sconforto nel buio della sua camera si prepara da solo per tentare l'impossibile e sapendo che si tratta di una missione suicida lascia un biglietto d'addio ai proprio genitori il quale è un chiaro riferimento, specie nei dialoghi originali, a quello di Kokichi Tsuburaya. Il monologo che ne esce, anche col nostro adattamento, è davvero bellissimo ed una delle scene più commuoventi di tutta l'Opera.
Scena ispirata in Urusei Yatsura
episodio serie tv : L'amnesia di Lamù - parte 1
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