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EPISODIO N°40

Fiore di pesco

Ataru, Lamù, Mendo, Shinobu, Sakura e lo zio vanno in uno stupendo parco di peschi in fiore per leggere poemi primaverili in onore della bella stagione appena arrivata. Tutti sono nello spirito giusto tranne il solito Ataru che naturalmente si apparecchia per terra e comincia ad ingozzarsi. Dopo i soliti battibecchi durante la lettura di un poema, appare vicino ad un pesco una ragazza carina che però scompare non appena Sakurambo smette di leggere. La cosa si ripete anche una seconda volta e così Ataru (interessato naturalmente solo a conoscere la ragazza) invita tutti a recitare i versi per farla riapparire. Mendo decide così di aiutarlo e recita un poema classico dedicato al pesco. La ragazza ricompare ed Ataru in un secondo la afferra e fugge via con lei. Ma le cose non vanno come spera il giovane Moroboshi. Infatti mentre il liceale importunava la ragazza, giunge un gigante a salvarla. Quest’ultimo naturalmente per le sue dimensioni viene notato anche dal resto del gruppo che era ancora in cerca di Ataru così poterono raggiungere il compagno dopo un primo istante di sbigottimento per quella visione enorme. La situazione dunque è la presente : il gigante non è altro che un mitico ermit (eremita) che sfidava con poemi gli uomini e se questi risultavano più brutti dei suoi, lui li mangiava. Inutile dire che il colosso sfida tutti i presenti, ma chi potrà mai vincere quell’essere leggendario in una gara di versetti ? Il fortunello che lo affronterà per primo sarà Ataru , ma stranamente riuscirà a comporre un verso molto d’effetto (anche se senza senso) che colpirà particolarmente l’ermit e per loro fortuna il tempo aveva fatto dimenticare al mitico essere il poema che aveva composto per le sfide.

Curiosità sulla puntata

  • Nella puntata vediamo Ataru ad un certo punto che dice a Mendo che sono versi belli e poi "quando aggiungi la musica" ? Questo si capisce meglio sempre con i dialoghi originali perchè la parola "Waka" che significa sia canzone che poesia. E quando Mendo in italiano gli dice "che sei ottuso?" e Ataru "che vuole dire scemo?" e Mendo gli ribadisce "si sei scemo". Tutta sta cosa in giapponese è detta col gioco di parole di Mendo Waka/Baka ossia "è una poesia, scemo".
  • Nell'adattamento italiano Ataru dice "mi deve essere entrato del polline nel naso" mentre in giapponese tradotto è "Un petalo di fiore di pesco mi è entrato nel naso". Nella lingua originale questo è più divertente perchè naso e fiore si leggono allo stesso modo "hana". La frase in originale è  "Momo no hana ga hana ni haitchatta"
  • Quando Mendo si offre di recitare una poesia dice, anche nell'adattamento italiano, che ricorda una di "Otomo Yakamochi" anche se viene pronunciato male nella nostra lingua si capisce che è quello. Quest'ultimo fu un poeta del periodo Nara considerato uno dei trentasei più grandi poeti del Giappone.
  • Quando Ataru finisce davanti all'eremita della montagna dopo aver provato a mandare Mendo tutti quanti lo incoraggiano. Nei dialoghi originali viene detta una frase che tradotta dice "Ataru Moroboshi, numero uno!". Questo è un riferimento a una popolare serie della NHK TV chiamata Nodojiman, dove dei dilettanti si sfidavano a cantare e quando andavano sul palco dicevano il loro numero di concorrente e il nome. Proprio come succedeva anche a Mai dire banzai se ricordate. Quelli che la Gialappa's Band li spacciava per "gridi di guerra" per caricarsi.
  • Il poema che recita l'eremita della montagna che in italiano diceva "Cari fiori di pesco, mai il canarino dimentica di cantare..." e poi smette perchè se la scorda, nei dialoghi originali invece dice (se la traduzione è giusta)  "Sono il canarino che ha dimenticato come cantare!" Questo verso è tratto in realtà da una vecchia canzone per bambini, una ninna nanna un pò triste ma molto popolare nel periodo Showa che precedette la Seconda guerra mondiale.
  • Quando lo spirito del pesco saluta tutti, sempre nei dialoghi originali dice "Sainara, sainara" e non sayonara. Questo era il modo tipico con cui il famoso critico cinematografico Yodogawa Nagaharu concludeva ogni suo spettacolo.

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