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EPISODIO N°155
Una bella in armatura
La scena inizia con una persona non bene identificata che stà correndo a grande velocità all'interno di un'enorme armatura mentre evita ostacoli e trappole varie finchè non arriva al traguardo e una ragazza che tiene il cronometro dice che ha migliorato il suo tempo di tre secondi rivolendosi a lei chiamandola "signorina". Intanto nell'immensa villa dei Mendo il padre parla con Shutaro dicendogli che ormai è ora che prenda moglie e dopo alcune titubanze iniziali del rampollo questo accetta di conoscere la ragazza che il padre vuole presentargli e viene a sapere proprio da quest'ultimo che è una Mizunokoji, con grande sorpresa del ragazzo. Le due famiglie sono sempre state rivali ma proprio per questo i rispettivi capi famiglia hanno deciso di porre fine alla faida e riunirle nel modo più semplice, facendo sposare i loro figli. Durante il discorso tra padre e figlio si intromette ovviamente Ataru che si offre di andare lui all'incontro come se fosse un Mendo e anche Ryoko, sia perchè gelosa del fratello sia per rompergli le scatole, prova a impedirgli di andare. Shutaro comunque fa contento il padre come accennato prima e si prepara per il suo incontro senza sapere che in realtà è una vera e propria festa di fidanzamento. Si reca proprio dai Mizunokoji rimproverando Tobimaro di non aver mai detto di avere una sorella ed infatti lui ne era allo scuro ma poco dopo grazie ad alcune guardie della sua villa viene a scoprire che quella detta da Shutaro è la verità. Addirittura riescono a vedere la sorella sempre però dentro la sua armatura, cosa che sconvolge Mendo tanto da volersi rifiutare assolutamente. Mentre nel frattempo Ataru che si era unito ai due si allontana e riesce a vedere che dentro l'armatura si celava una bella ragazza e subito prova a prenderla seguendola mentre lei si allenava. Il comportamento di Ataru fà spaventare molto la ragazza che comincia ad avere una paura immensa di quegli strani essere che non aveva mai visto, ossi agli uomini. Shutaro dal canto suo dopo vari incubi sulla sua situazione vedendosi legato a quella specie di mostro metallico si calma quando pensa che sarebbe stato solo un incontro e che non c'era un impegno serio. In realtà mentre si preparava ad andare all'appuntamento viene a spere che è un fidanzamento ufficiale quello a cui si preparava ad andare così prova a scappare ma viene bloccato dai suoi stessi uomini. Lamù, Shinobu e Ataru provano ad aiutarlo a scappare ma si fanno beccare mandando tutto all'aria. Nel frattempo dai Mizunokoji la misteriosa ragazza dentro l'armatura viene informata del fatto che al mondo ci sono anche ragazzi (non ne aveva mai visto uno ancora) e che lei avrebbe dovuto incontrarne uno che sarebbe poi diventato il suo promesso sposo e avrebbe finalmente visto anche suo fratello che anche se uomo era diverso dagli altri. Le guardie dei Mizunokoji (che sono tutte donne) provano così a spiegare qualcosa all'inesperta giovane. In ogni caso giunge il momento dell'arrivo dei Mendo nella tenuta di Tobimaro dove ad attenderlo ci sono i suoi genitori. Shutaro è portato lì legato per impedire che scappi. Durante il colloquio ecco riapparire Ataru che spaventa Asuka (quest'ultima presentata dal padre mentre la fanno entrare nella stanza), ancora dentro l'armatura e a sua volta dentro una gabbia, rompe quindi quest'ultima e inizia a scappare inseguita dalle sue guardie e naturalmente da Ataru che riesce ad afferrala. Lamù gelosa invia una mega scarica che stende il suo tesoruccio e smonta l'armatura facendo vedere Asuka in tutta la sua bellezza!
Curiosità sulla puntata
- Prima apparizione sia di Asuka che dei suoi genitori e delle guardie del corpo Mizunokoji.
- Nei dialoghi originali viene usata l'espressione "hako iri musume" che stà per una figlia estremamente protetta o addirittura figlia in scatola. Normalmente in Giappone, le figlie di famiglie benestanti e importanti non vengono esposte alla gente comune e non è loro permesso di andare in bar o locali notturni.
- Verso la fine, Sakurambo imita un Koudanshi. Quest'ultimo è il termine usato per descrivere una sorta di artista che ha origine nel XVII secolo. Di norma seduto dietro un tavolo, raccontava poi una serie di storie diverse di fronte a un pubblico.
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